Giannotta, regista di Tre Euro e Quaranta: “Nato da un aneddoto reale”
Il suo nome è Antonino Giannotta, o in arte Nino. Con un budget estremamente limitato, ha realizzato un lungometraggio che parla di giovani, tra le (poche) opportunità lavorative e la precarietà della vita privata. Tre Euro e Quaranta è presente nella sezione Sguardo Milano, all’interno del prestigioso Festival del Cinema di Porretta. Abbiamo fatto due chiacchiere, in esclusiva, con il regista.
Nino, come nasce la sua passione per il cinema e per la regia?
“La mia passione per il cinema nasce dal teatro. Finito il liceo, volevo fare l’attore di teatro. Mia madre, di nascosto, mentre mandava il mio curriculum a diversi uffici, tipo alle poste, l’ha mandato anche a Giovani in Scena, progetto per una compagnia teatrale di ragazzi che poi mandava in scena. Ho iniziato così e, facendolo, mi sono innamorato del ruolo del regista. Mi piaceva l’idea di poter piegare l’immagine alla tua idea. Da questo è nato tutto”.
Viene dal Sud, ha vissuto a Bolzano e poi stabile a Milano…
“Si ho utilizzato uno dei tanti lavori fatti per trasferirmi a Milano. Per me è stato un po’ come scoprire la terra promessa. Quando sono arrivato, è scoppiato il Covid…”.
Milano che è molto presente nel suo film Tre Euro e Quaranta…
“Milano è un personaggio del film. Io ho vissuto Milano in un momento particolare (Covid, ndr), che forse non rivedremo mai. Nel film volevo far vedere un lato di Milano che non viene mai calcolato. Non si dice mai perché stiamo a Milano, si tende a evidenziarne i lati negativi. Abbiamo girato alle tre di notte, c’è Via Dante, il Naviglio Grande… Incredibili vedere quei posti così. Mi sentivo di spezzare una lancia nei confronti di Milano”.
Tre Euro e Quaranta, da cosa nasce?
“Nasce da un aneddoto reale. Dall’ennesimo mese in cui ero senza soldi. Mancava una settimana allo stipendio. Per qualche motivo ho aperto il mio conto e ho letto tre euro e quaranta. Nella disperazione del momento, ho cominciato a ridere. Lì mi sono chiesto quante persone vivono in questa situazione. E ho pensato alla vergogna che si prova ad essere in quella situazione. Da lì è nata l’idea del film. MI sono detto: ‘Noi facciamo tutto quello che ci è stato detto ma se non funziona…’. Insomma, non c’è nulla di cui vergognarsi”.
Il poco budget?
“Quando ho le idee, sparo sempre cose incredibili. Per fortuna, nessuno mai mi ha frenato sulle idee. In realtà ho scritto la sceneggiatura già pensando di girarlo in una settimana e senza niente. Avevo già pensato a tutto, anche a come distribuirlo. Orgoglioso di aver ricevuto richieste di proiezione da cinema da tutta Italia”.
Sogno nel cassetto per il futuro?
“Io vorrei aprire un cinema che non solo proietta cinema ma fa e parla di cinema. Un cinema magari che parla di film che non può avere, pensate che roba… Un luogo fisico che sia punto di contatto tra persone che vogliono fare cinema. Il problema è che se smettiamo a fare cinema indipendente, finisce tutto…”.
Credit Photo: Echo